Non basta eleggere una Presidente Donna.
Un commento sulla elezione della nuova Presidente del Parlamento Europeo
Dopo la recente scomparsa di David Sassoli, che comunque aveva annunciato l’intenzione di non ricandidarsi, gli Europarlamentari hanno eletto la loro nuova Presidente per la seconda metà della IX Legislatura del Parlamento Europeo: Roberta Metsola.
È stato quasi un plebiscito quello della Presidente Metsola, eletta con 458 voti validi su 610.
La maggior parte degli esponenti sia della sinistra che della destra hanno esultato: finalmente il Parlamento Europeo torna ad essere guidato da una donna (Metsola è infatti la terza donna a ricoprire tale carica, prima di lei Simone Veil dal 1979 al 1982 e Nicole Fontaine dal 1999 al 2002). Ed ancora: le Istituzioni Europee sono quasi tutte a guida femminile (oltre a Metsola al Parlamento, abbiamo Von Der Leyen alla Commissione e Lagarde alla BCE).
Che questo fosse il turno delle donne alla guida del Parlamento Europeo, d’altronde, era nell’aria. Assieme alla neo-eletta Presidente, erano state canditate altre due donne: Sira Rego (Gue/Ngl) e Alice Bah Kuhnke (Greens/Efa). L’unico uomo in lizza, il conservatore Kosma Złotowski (ECR), ha ritirato la propria candidatura prima del voto.
Era quindi scritto che il successore di David Sassoli fosse una donna. Facciamo una premessa. Credo sia necessaria un po’ di autocritica da parte dei progressisti. Se pensiamo alle donne più potenti sulla scena europea negli ultimi decenni, esse purtroppo provengono quasi tutte da un ambiente di destra o moderato. Basti pensare a Angela Merkel, Theresa May, le già nominate Von Der Leyen e Lagarde. Anche figure certamente estremiste e negative come Marine Le Pen e Giorgia Meloni mostrano comunque la capacità nella destra di produrre leader donna, una capacità che la sinistra sembra avere solo in parte. Ovviamente per donne conservatrici è più facile raggiungere il potere, perché non minacciano lo status quo, ma questo nel 2022 non può essere un alibi per la sinistra. Non si vede al momento una AOC europea per intenderci.
Francamente però ci penserei due volte prima di gridare alla vittoria sul maschilismo e sulla gerontocrazia solo perchè Metsola è la terza donna e la più giovane ad essere eletta Presidente del Parlamento Europeo. Qual è, infatti, la posizione di Metsola sui diritti fondamentali delle donne?
Roberta Metsola è un’Europarlamentare eletta nell’unico Stato dell’Unione Europea che vieta completamente l’aborto: Malta. La stessa Metsola, in più occasioni ha difeso la linea anti-abortista seguita dal proprio paese. In passato, assieme ai colleghi Therese Comodini Cachia e David Casa (entrambi PPE come Metsola) si è espressamente detta contraria all’aborto:
“Sosteniamo pienamente l'uguaglianza di genere e ci impegniamo a raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, rimaniamo categoricamente contrari all'aborto. È deplorevole che un rapporto che analizza la situazione dell'uguaglianza di genere sia stato dirottato per includere riferimenti inaccettabili all'aborto. Il PN ha sempre sostenuto che questo è un argomento che dovrebbe rimanere di competenza esclusiva degli Stati membri, in cui l'UE non può e non deve essere coinvolta. Su questa specifica relazione (relazione Tarabella) abbiamo votato a favore di tutti gli emendamenti che chiedono una migliore uguaglianza di genere, ma dato che gli emendamenti sull'aborto sono stati adottati, abbiamo votato contro l'intera relazione per sottolineare la nostra forte opposizione all'aborto e per esprimere le nostre serie riserve sui tentativi violare il principio di sussidiarietà".
Solo sei mesi fa, la neo-eletta Presidente votava contro la relazione sulla situazione della salute sessuale e riproduttiva che, tra le altre cose, chiedeva l'accesso universale all'aborto sicuro e legale in tutta l'Unione europea.
Francamente non rassicurano quanto vorrebbe la Presidente, le parole pronunciate durante la conferenza stampa tenutasi dopo la sua elezione:
"Le mie posizioni sull'aborto saranno quelle del Parlamento Ue, le promuoverò”.
Inutile quindi inneggiare al femminismo e all’uguaglianza di genere solo perché una donna è stata eletta Presidente del Parlamento Europeo. Non basta eleggere una donna Presidente, ma è necessario eleggere una donna che sia la Presidente di tutte le donne; è necessario che riconosca lei in primis tutti i diritti delle donne - ivi compreso quello di abortire - e che combatta affinché tali diritti vengano riconosciuti e rispettati da tutti gli altri. Una presa di posizione esplicitamente ed integralmente favorevole all’aborto da parte dei vertici delle Istituzioni Europee è necessaria, soprattutto ora, vista la deriva che la tutela di tale diritto sta avendo in paesi come l’Ungheria e la Polonia.
Prima di esultare, quindi, aspettiamo di vedere come la Presidente Metsola opererà nell’ambito del suo mandato e se davvero sarà disposta a modificare la propria posizione sull’aborto. Solo in questo caso ci sarà (forse) qualcosa da gioire per le donne europee.