La violenza di genere diventi euro-crimine 🇮🇹
Una nuova speranza viene accesa dal Parlamento Europeo e dalla Presidente della Commissione Europea.
Quest’anno possiamo vivere la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) come sempre, in modo combattivo e propositivo, ma con una speranza in più: finalmente qualcosa sta cambiando nell’Unione Europea.
Ursula von der Leyen, nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione Europea che ha tenuto lo scorso 15 settembre, così ha ammonito:
“difendendo i nostri valori difendiamo anche la libertà. Libertà di essere noi stessi, libertà di dire quello che ci passa per la testa, libertà di amare chi vogliamo. Libertà significa anche essere liberi dalla paura. Durante la pandemia molte donne sono state private di questa libertà. È stato un periodo a dir poco terribile per chi non aveva un posto dove nascondersi, per chi non poteva fuggire da nessuna parte per sottrarsi alle violenze. Dobbiamo illuminare queste tenebre, indicando vie per porre fine alla sofferenza. Gli autori delle violenze devono essere portati in giudizio. E le donne devono poter vivere libere e indipendenti. Per questo motivo entro la fine dell'anno presenteremo una proposta di legge per la lotta contro la violenza sulle donne. Parliamo del perseguimento efficace dei reati, di prevenzione e protezione, online e offline. Parliamo della dignità di ciascuno, di giustizia. Perché questa è l'anima dell'Europa. E noi dobbiamo rafforzarla”.
Il giorno dopo, il Parlamento Europeo ha adottato un’importantissima risoluzione con cui ha chiesto alla Commissione Europea di inserire la violenza di genere tra gli euro-crimini. Vediamo di cosa si tratta.
Cosa sono gli euro-crimini?
Innanzitutto, facciamo una doverosa premessa: l’Unione Europea non ha una competenza diretta generale in materia penale. Ciò significa che, con un proprio atto, non può stabilire che un qualunque comportamento costituisca reato in tutti i paesi europei nè può prevedere per esso una sanzione valida in tutti gli Stati Membri, essendo queste prerogative esclusive di questi ultimi. Tuttavia, il Trattato di Lisbona del 2009 ha introdotto delle novità sul punto.
Con il Trattato siglato in Portogallo, infatti, è stata superata la struttura a pilastri (Comunità Europee; Politica Estera e Sicurezza Comune; Giustizia e Affari Interni) che aveva caratterizzato l’Unione Europea a partire dal Trattato di Maastricht del 1992. Sino al 2009, la materia penale rientrava nel terzo pilastro (Giustizia e Affari Interni) ed i poteri di controllo delle istituzioni europee sugli Stati Membri erano soggetti a stringenti restrizioni. I paesi europei sono infatti da sempre estremamente “gelosi” della propria competenza a legiferare nella materia penale e sono tendenzialmente restii a cederne anche solo un pezzettino all’Unione Europea. A partire dal 2009, invece, venuto meno il terzo pilastro, all’Unione Europea è stato riconosciuto qualche potere in più. Essa, tra le altre cose, può adottare delle direttive che rechino delle norme minime (alle quali i singoli stati devono uniformarsi) per definire i reati e le relative sanzioni che riguardino sfere di criminalità particolarmente gravi e che abbiano carattere transnazionale. Gli ambiti di criminalità in cui l’Unione Europea può intervenire sono quelli previsti espressamente dall’art. 83 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (T.F.U.E.), ossia: terrorismo, tratta degli esseri umani e sfruttamento sessuale delle donne e dei minori, traffico illecito di stupefacenti, traffico illecito di armi, riciclaggio di denaro, corruzione, contraffazione di mezzi di pagamento, criminalità informatica e criminalità organizzata. A queste sfere di criminalità possono aggiungersene altre su decisione del Consiglio dell’Unione Europea previa approvazione del Parlamento europeo. Ed è proprio in tale contesto che si colloca la recente risoluzione del Parlamento Europeo di cui vi parlavo all’inizio dell’articolo.
Cosa dice la risoluzione del Parlamento Europeo?
“La violenza di genere, sia online che offline, e la mancanza di accesso a una protezione adeguata costituiscono la manifestazione più grave della discriminazione di genere e rappresentano una violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta”.
Si apre con queste parole la risoluzione approvata il 16 settembre 2021 dal Parlamento Europeo con 427 voti favorevoli, 119 contrari e 140 astensioni.
E prosegue mettendo nero su bianco cosa si intenda per violenza di genere. Vi sbagliate di grosso, infatti, se pensate che tale termine si riferisca esclusivamente alla violenza diretta contro una o più donne. Gli Europarlamentari ci tengono ad esplicitare un concetto che dovrebbe essere scritto a caratteri cubitali in ogni dove: le vittime della violenza di genere sono non solo le donne, ma anche le persone LGBTQI+.
La violenza di genere nei confronti delle persone LGBTQI+ si estrinseca infatti nella violenza fisica e psicologica, nei matrimoni forzati, nella violenza sessuale, compreso lo stupro “correttivo” e le molestie sessuali, nelle mutilazioni genitali femminili ed intersessuali, nella sterilizzazione forzata delle persone transgender ed intersessuali, nei cd reati “d'onore”, nella terapia di conversione, nell'incitamento all'odio sia online che offline, nel bullismo e molestie, nella privazione socio-economica e nella violenza che si verifica all'interno della famiglia e/o dell'unità domestica.
Il Parlamento Europeo dà atto poi di altre modalità di estrinsecazione della violenza di genere, più e meno note: dagli atti di violenza contro il genere femminile, come il femminicidio, le lesioni o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche o economiche, la violenza domestica, la violenza e le molestie sessuali online.
Tutti questi gravissimi atti di violenza, ad avviso del Parlamento Europeo, dovrebbero essere qualificati come euro-crimini. Concludono infatti gli Europarlamentari chiedendo alla Commissione Europea di presentare una proposta di decisione del Consiglio al fine di elencare la violenza di genere come una nuova sfera di criminalità ai sensi dell’art. 83 T.F.U.E. di cui vi parlavo poco fa, insieme a tutti gli altri crimini indicati che devono essere combattuti su base comune. Detto in altre parole: se l’iter in questione dovesse concludersi in modo positivo, l’Unione Europea potrebbe stabilire definizioni e standard giuridici comuni, nonché fissare sanzioni penali minime in tutta l'Unione Europea in materia di violenza di genere.
Concretamente, serve a qualcosa includere la violenza di genere negli euro-crimini?
La risposta è si. L’azione europea sul punto è veramente positiva e, qualora andasse a buon fine, a mio avviso, assesterebbe un ottimo colpo alla violenza di genere, per le seguenti ragioni:
Le donne, le persone LGBTQI+ e tutte le altre vittime di violenza di genere non sono protette in modo uguale nei diversi Stati Membri dell’Unione Europea a causa della diversità della disciplina legislativa nazionale e dei meccanismi di protezione e prevenzione. Ad aggravare questa situazione, vi sono delle gravi carenze sistemiche nel contrasto alla violenza di genere: ad esempio, i tassi di condanna dei responsabili delle violenze di genere, soprattutto nell’ambito delle violenze sessuali, sono estremamente bassi. Tutto ciò potrebbe essere meglio arginato con un approccio unitario in cui l’Unione Europea detti una definizione unica di violenza di genere nonchè delle regole e delle sanzioni comuni, cui tutti gli Stati Membri devono uniformarsi.
La portata del problema è immensa e non può più lasciarci indifferenti ed inermi. Fermo restando che in materia di violenza di genere vi è un gap nella raccolta di dati che deve essere assolutamente risolto, quei pochi che abbiamo a disposizione evidenziano che nell’Unione Europea una donna su tre (per un totale di 62 milioni di donne), ha subito violenza sessuale e/o fisica dall'età di 15 anni e che una donna su due (quindi il 50 %) è stata vittima di molestie sessuali. In Europa si conta una vittima di violenza di genere ogni sei ore. L'Organizzazione mondiale della sanità riferisce poi che, a livello mondiale, quasi un terzo (ossia il 27 %) delle donne nella fascia di età compresa tra i 15 e i 49 anni che hanno avuto una relazione è stata vittima di una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner e che il 38 % di tutti gli omicidi di donne è commesso dai partner di queste ultime. La pandemia da COVID-19 e le misure di confinamento obbligatorio hanno poi aggravato questo quadro già tragico, comportando un drastico aumento della violenza di genere, subita in particolare dal partner, compresa la violenza fisica e psicologica, il controllo coercitivo e la violenza online: sempre l’O.M.S. ha segnalato un aumento del 60 % delle chiamate di emergenza da parte di donne vittime di violenza da parte del loro partner. Evidente quindi che qualcosa va fatto ed anche subito.
Gli effetti della violenza di genere sono devastanti e molteplici. Vi sono infatti ripercussioni psicologiche sulle vittime, quali stress, sensazione di insicurezza o vulnerabilità, problemi di concentrazione, ansia, attacchi di panico, isolamento sociale, bassa autostima, depressione, disturbi da stress post-traumatico nonché mancanza di fiducia e di senso di controllo, oltre alla paura o persino pensieri suicidi Insomma, risolvere questo problema gioverebbe a tutti. Ma vi sono anche effetti a livello sociale, economico e democratico, come la mancanza di accesso ai posti di lavoro, l'isolamento, il ritiro dalla vita pubblica o la privazione di risorse materiali o finanziarie, che aggravano la posizione di svantaggio delle donne. Insomma, risolvere la violenza di genere una volta per tutte è un dovere, ma gioverebbe anche a chiunque.
Inserire la violenza di genere tra gli euro-crimini consentirebbe di fare un importante passo verso l’uguaglianza e verso la lotta alla violenza, rispondendo finalmente ad una grandissima esigenza sociale.
Non resta quindi che aspettare l’approvazione del Consiglio, non privə di felicità e di soddisfazione perchè qualcosa finalmente si sta muovendo. I movimenti di protesta delle donne contro la violenza e contro il patriarcato che ancora oggi, per fortuna, riempiono le piazze di tutto il mondo, stanno dando i loro frutti tanto agognati.
Voglio salutarvi con “Un violador en tu camino”, la nota canzone scritta dal collettivo femminista cileno Las Tesis, proprio in occasione della Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza contro le donne del 2019, canzone cantata dalle donne di tutto il mondo in tutto il mondo.