La pillola dell’ingiustizia (The pill of injustice)
Giorgia Cazzola, Vice-Presidente di ProgressivA
English version after the Italian version
Lo scorso 21 aprile, il Comitato Prezzi e Rimborsi (CPR) e la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) stavano per scrivere un capitolo importante nella storia del diritto alla salute riproduttiva, rendendo gratuita la pillola anticoncezionale per tutte le donne di ogni età. Tuttavia, per rendere questa decisione definitiva, era necessaria l'approvazione del Consiglio di Amministrazione di AIFA, che, purtroppo, non è avvenuta. Di recente, è emerso che il CDA non ha confermato la decisione del CPR e della CTS, chiedendo chiarimenti riguardo a: 1) le fasce d'età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale; 2) le modalità di distribuzione; 3) i costi per il Sistema Sanitario Nazionale.
Un CDA, qual è quello di AIFA, composto da soli uomini, ha deciso una questione che riguarda esclusivamente le donne, la loro salute e le loro risorse economiche. Questa decisione, comunque, solleva diverse perplessità.
Innanzitutto, perchè sembra voler eliminare l’universalità della gratuità della pillola anticoncezionale, limitandola a determinate fasce d'età, come già avviene in alcune regioni italiane (Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio, Provincia autonoma di Trento). Se questa scelta può essere comprensibile a livello regionale, considerando che le regioni dispongono di risorse finanziarie inferiori rispetto allo Stato, sicuramente non lo è dal punto di vista nazionale. La pillola anticoncezionale dovrebbe essere coperta dal servizio sanitario pubblico per tutte le donne in età fertile, perché i diritti alla salute sessuale e riproduttiva sono diritti fondamentali delle donne. In Italia, tuttavia, dal 2016, la pillola anticoncezionale è stata spostata dalla fascia A (quindi farmaco coperto dal Servizio Sanitario Nazionale) alla fascia C (ossia farmaco a carico delle cittadine) e, tra l’altro, ha un costo che è tra i più elevati in Europa. Per intenderci, una donna che assume un contraccettivo orale in Italia spenderà tra i 10,00 e i 20,00 euro al mese, che corrispondono ad una spesa annuale di 120,00-240,00 euro. Considerando che l'età fertile femminile dura mediamente 25 anni, una donna, nel corso della sua vita, potrebbe spendere da 3.000,00 a 6.000,00 euro per la contraccezione. Esborso che, per ovvie ragioni, non grava sugli uomini e che pertanto va ad aggravare ulteriormente il gender gap. Esborso che, in altri Stati Europei che già prevedono la gratuità della pillola anticoncezionale (come Spagna, Francia, Portogallo), una donna non deve sostenere. Esborso che le donne meno abbienti non possono permettersi e ciò crea gravi diseguaglianze anche nel diritto alla salute riproduttiva, consentendo una libera scelta sulla propria sessualità solo se si ha un reddito sufficientemente elevato.
Ma ovviamente non si tratta solo di una questione economica. Fornire gratuitamente la pillola anticoncezionale garantirebbe un maggiore accesso alla contraccezione e, di conseguenza, apporterebbe maggiori benefici alla salute delle donne. La pillola anticoncezionale non solo svolge un ruolo fondamentale nel controllo e nell'autodeterminazione della propria vita riproduttiva, ma viene spesso prescritta anche come terapia per regolarizzare il ciclo mestruale o ridurre i sintomi premestruali invalidanti (ancora non riconosciuti come tali nel nostro paese) che colpiscono molte donne. Ma rendere la pillola anticoncezionale gratuita non è di per sé sufficiente. Tutti i metodi contraccettivi dovrebbero essere gratis e dunque accessibili ad un pubblico più ampio, soprattutto ai giovani. E proprio per consentire ai giovani di prendere decisioni consapevoli riguardo alla propria vita sessuale e riproduttiva, è altrettanto fondamentale implementare le politiche a sostegno dell'educazione sessuale nelle scuole.
Ci si chiede, infine, se il CDA di AIFA sia stato in qualche modo influenzato dalla posizione espressa sul punto dal Governo. Le parole sibilline di Luca Ciriani, in risposta ad un'interrogazione presentata da Luana Zanella (AVS), lasciavano già presagire la risposta del CDA di AIFA; il
Ministro per i rapporti con il Parlamento, infatti, ha messo in dubbio la fattibilità economica della gratuità della pillola anticoncezionale, invitando il CDA di AIFA a verificare che la misura non superi la spesa farmaceutica massima fissata a 140 milioni di euro. Tra le motivazioni addotte dal CDA di AIFA, purtroppo, vi è proprio quella dei costi della misura, nonostante l'AIFA sia un organismo pienamente autonomo, come stabilito dal Decreto Legge n. 269\2003 (convertito, con modificazioni, nella legge 326\2003) che l’ha istituita. Autonomia che ha uno scopo ben preciso, ossia garantire che le decisioni sull'approvazione, l'accesso e l'uso dei farmaci siano basate su evidenze scientifiche indipendenti da interessi economici e politici.
Una considerazione finale: se dietro allo scetticismo di parte della maggioranza si dovesse nascondere il desiderio di promuovere la natalità, questo sarebbe non solo anacronistico, ma erroneo. Se ci si domanda perchè i giovani non fanno figli, non è certo perchè hanno a disposizione dei contraccettivi. La risposta va piuttosto cercata nella mancanza di sicurezza dovuta all'assenza di salari dignitosi, di congedi parentali equivalenti a quelli del nord Europa e nel dramma del precariato. La gratuità della pillola contraccettiva esula da tutto ciò e, se la misura non dovesse passare, si consumerà l’ennesima ingiustizia e discriminazione nei confronti delle donne.
The Pill of Injustice (English version)
On April 21st, the Pricing and Reimbursement Committee (CPR) and the Technical-Scientific Commission (CTS) of the Italian Medicines Agency (AIFA) were about to write an important chapter in the history of reproductive health rights by making the contraceptive pill free for all women of every age. However, to make this decision final, the approval of AIFA's Board of Directors was required, which, unfortunately, did not happen. Recently, it has emerged that the Board of Directors did not confirm the decision of the CPR and CTS, seeking clarification on: 1) the age groups to whom the contraceptive pill should be provided for free; 2) the distribution methods; 3) the costs for the National Health System.
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A Board of Directors, such as AIFA's, composed solely of men, has decided on a matter that concerns exclusively women, their health, and their financial resources. However, this decision raises several concerns.
Firstly, it appears to aim at eliminating the universality of free access to the contraceptive pill by limiting it to specific age groups, as is already the case in some Italian regions (Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Lazio, Provincia autonoma di Trento). While this choice may be understandable at a regional level, considering that regions have lower financial resources compared to the state, it is certainly not justifiable on a national level. The contraceptive pill should be covered by the public healthcare service for all women of reproductive age because sexual and reproductive health rights are fundamental rights of women. In Italy, however, since 2016, the contraceptive pill has been moved from Category A (medication covered by the National Health Service) to Category C (medication to be paid for by citizens) and, moreover, it has one of the highest costs in Europe. To give you an idea, a woman taking an oral contraceptive in Italy will spend between €10.00 and €20.00 per month, amounting to an annual expense of €120.00-€240.00. Considering that the female fertile age lasts on average 25 years, a woman could spend €3,000.00 to €6,000.00 on contraception over her lifetime. This expense, for obvious reasons, does not burden men and thus further exacerbates the gender gap. It is an expense that women with lower incomes cannot afford, creating significant inequalities in reproductive health rights and allowing for free choice over one's sexuality only if one has a sufficiently high income.
But, of course, it is not only an economic issue. Providing the contraceptive pill free of charge would ensure greater access to contraception and, consequently, bring greater benefits to women's health. The contraceptive pill not only plays a fundamental role in controlling and determining one's reproductive life but is often prescribed as therapy to regulate the menstrual cycle or reduce debilitating premenstrual symptoms (which are still not officially recognized as such in our country) that affect many women. However, making the contraceptive pill free is not enough in itself. All contraceptive methods should be free and thus accessible to a wider audience, especially to young people. And to enable young people to make informed decisions about their sexual and reproductive lives, it is equally essential to implement policies supporting sex education in schools.
Lastly, one wonders if AIFA's Board of Directors was somehow influenced by the government's position on this matter. The ambiguous words of Luca Ciriani, in response to an interrogation by Luana Zanella (AVS), already hinted at the response of AIFA's Board of Directors; the Minister for Relations with Parliament, in fact, cast doubt on the economic feasibility of providing free contraception, inviting AIFA's Board of Directors to ensure that the measure does not exceed the maximum pharmaceutical expenditure set at €140 million. Unfortunately, among the reasons given by AIFA's Board of Directors, there is the issue of the costs of the measure, despite AIFA being a fully autonomous body, as established by Decree Law no. 269/2003 (converted, with amendments, into Law 326/2003) that established it. Autonomy serves a specific purpose, namely, to ensure that decisions regarding the approval, access, and use of medicines are based on scientific evidence independent of economic and political interests.
A final consideration: if the skepticism of part of the majority is driven by a desire to promote natality, this would not only be anachronistic but also incorrect. If we wonder why young people are not having children, it is certainly not because they have access to contraceptives. The answer must be sought in the lack of security due to the absence of dignified wages, parental leave equivalent to that of Northern Europe, and the drama of job precarity. The provision of free contraceptive pills goes beyond all this, and if the measure does not pass, it will perpetuate yet another injustice and discrimination against women.