L’atterraggio viene annunciato. Avvinghio le mani al sedile, prendo fiato, chiudo gli occhi e appena sento le ruote dell’aereo posarsi a terra mi lascio in un respiro di sollievo, come se fosse stato tutto un sogno. Con me altri sospirano o applaudono, solo pochi abitudinari rimangono indifferenti, anche se ho visto alcuni hostess provare lo stesso irrazionale sentimento.
Si sa che l’aereo è il mezzo più sicuro. Si sa, ma non si sente. La paura che dalle viscere sale alla gola e ci oscura i pensieri è un sentimento più che collaudato. Paura figlia della mancanza di controllo: ho paura perché l’aereo non lo piloto io. Non mi fido. Qualcosa di analogo succede quando pensiamo alla vicenda dei vaccini per il covid 19. La stessa sfiducia colpisce più fronti, non solo il povero pilota, ma il governo, le autorità che decidono al posto mio, ecce cc.
Fidarsi delle proprie sensazioni può essere, a volte, un bene ma dobbiamo esercitare la nostra capacità di leggere i grandi numeri poiché non siamo pochi in questo mondo. Esercitare questa capacità può essere utile non solo a noi, ma anche a tutti coloro che ci sono attorno. Non sarà possibile magari evitare quella paura, ma sapremo meglio gestirla.
Molti di noi hanno provato o hanno paura di provare la stessa sensazione nel vaccinarsi: chi contrae i muscoli, chi gira la testa, chi chiude gli occhi, chi fa l’elenco delle medicine da prendere dopo, chi prova a non pensarci. Provo quindi a tirare fuori dei dati che possono diventare una nuova filastrocca scaccia pensieri, se volete, ma hanno come funzione quella di informare e di dare fiducia.
I dati vengono da osservatori nazionali e internazionali (FDA, EMA, ISS), istituzioni che decidono come dobbiamo curare, non solo il COVID-19, ma anche i tumori, le malattie cardiovascolari, le infezioni. Dunque, se per un dolore al petto e al braccio sinistro andate in pronto soccorso, invece di bere acqua e zenzero, sono dati di cui già vi fidate.
Chi ha paura di morire per questo vaccino, che registra 0,5 decessi per milione di vaccinati, dovrà sicuramente temere ancor di più fare 10 Km in moto, 340 in macchina e 27 a piedi (1 decesso per milione). Tutti dovremmo, inoltre, appena usciti di casa, tenere d’occhio il cielo per evitare i frequenti fulmini che minano la nostra quotidianità dato che il rischio, in 80 anni di vita, di essere colpiti da un dardo di Giove è di 1 su diecimila. E’ vero non guidiamo noi le danze: un po’ di paura potrà sempre esserci, ma magari questi dati potranno aiutarci.
Che succede invece dopo? Funziona questo vaccino? Ricordiamo prima di tutto che tale vaccino non previene le infezioni, pur rallentandole di molto, ma previene le fasi gravi della malattia data dal COVID-19. Un report importante del ministero della Salute che registra i dati su 27,5 milioni di vaccinati al 13 giugno mostra le diminuite incidenze di ricovero (0,03 su 10000 persone dopo la seconda dose) e di mortalità (0,01 su 10000 persone dopo la seconda dose). Bastino i dati del CDC (center for disease control and prevention), facilmente interpretabili, per capire che i fortunati di oggi sono sicuramente gli “impavidi” vaccinati: le persone vaccinate hanno un rischio 17 volte minore, rispetto i non vaccinati, di essere ospedalizzati a causa del COVID-19.
La pandemia rimane un sistema complesso pieno di incertezze, ma sicuramente possiamo dire che l’efficacia sul campo (effectiveness) dei vaccini utilizzati in Italia, come in Europa, è molto alta.
Le ricette per rispondere ai nuovi dubbi sono molte e troppo spesso mediate da interessi di vario tipo. Cerchiamo allora di dare qualche spunto di riflessione.
Una pandemia non colpisce solo il mondo occidentale: vaccinare i Paesi che non possono permettersi il lusso di comprare le dosi di vaccino diventa non solo una necessità etica, ma anche pratica. Vaccinare più persone possibili al mondo diminuisce il rischio di insorgenza di nuove varianti pericolose. L’OMS ha stabilito la necessità di vaccinare almeno l’11% della popolazione globale prima di pensare alle terze dosi. La terza dose è naturalmente indispensabile per tutti quegli individui immunocompromessi che necessitano di un completamento delle forze anticorpali, ma è ancora da dirimere (l’EMA ha lasciato carta bianca ai vari stati) la tempistica della somministrazione della terza dose agli individui che non presentano fragilità. Eppure la necessità di prendersi un aperitivo oggi piuttosto che una gallina domani non ha impedito gli stati più ricchi del mondo di iniziare a vaccinare per una terza volta tutta la popolazione, prima ancora che degli studi dessero una data di scadenza alla protezione del vaccino, in tal senso basti osservare gli screzi tra Biden e l’FDA per capire la difficile interlocuzione tra scienza e interessi politici ed economici.
La data di scadenza dovrebbe essere verificata con precisione dalla comunità scientifica onde evitare di anticipare la necessità di rinnovare la protezione vaccinale tramite il richiamo evitando di sprecare dosi importanti e di rendere ancora più ricche le case farmaceutiche, che nulla hanno a che spartire con Sabin, che il vaccino contro la Polio lo donò al mondo senza incassare nessun soldo.
E’ possibile, inoltre, che certe fasce di popolazione (ad esempio la fascia tra i 18 e i 25 anni) non necessitino di un vaccino nell’imminente futuro, risparmiare tali dosi in una fase pandemica permetterebbe non solo di risparmiare, ancora una volta, denaro, ma anche di indirizzare tali dosi verso chi davvero ne ha bisogno.
Infine si prospetta la terza dose di richiamo nonostante vi siano, ancora, alcuni milioni di Italiani non vaccinati. Un problema etico che mette in discussione i principi di uguaglianza e libertà sui quali direttamente o indirettamente molti di noi si interrogano. Ricordiamo che i non vaccinati sono coloro che rischiano di più, ma sono anche coloro che senza il minimo sforzo fisico o mentale godono delle vaccinazioni altrui che hanno fatto crollare ricoveri e decessi rendendo l’Italia un Paese più sicuro, evitando a tutti di dover ritrovarsi distopicamente sui propri balconi.
Il vaccino, dunque, funziona, ma solo se la più larga parte della popolazione mondiale verrà vaccinata. Non può essere un lusso né tantomeno una scusa. Il vaccino, infatti, non ferma i contagi, dunque gli stati dovranno comunque sforzarsi di tracciare i contatti, sequenziare le varianti, di rendere le scuole più sicure, i mezzi di trasporto più numerosi. Anche i singoli dovranno fare qualche sforzo ancora per un po’: pur vaccinati in una stanza al chiuso senza mascherine, il virus ringrazia.
In conclusione, le crepe e le contraddizioni sono molte, ma salvare vite umane viene prima di ogni risvolto economico, politico o sociale. Mettere in discussione uno strumento che ci permette di fare ciò è inutile, mettere in discussione il sistema è essenziale.
Per i complottisti: se tutta la pandemia fosse un modo per controllare l’umanità attraverso il vaccino, chi ha ideato tale progetto, convincendo politici, medici, tecnici e cittadini di tutto il mondo non può che meritarsi il mio rispetto. Mica facile!